Un’analisi della mobilità per ragionare sull’impatto della pandemia e lo sviluppo di una cultura del dato in Italia

di Daniele Mancuso

La parola digitale è entrata nell’agenda politica del nostro paese che finalmente affronta la transizione cercando di mettere a sistema due forze opposte. Da una parte l’onda disruptive dell’evoluzione digitale, con investimenti, ricerche, start up e aziende evolute (in corsa sul treno dell’intelligenza artificiale, dell’Internet of Things e dei Big Data). Dall’altra, antiquati modelli di gestione e di business della cosa pubblica che spesso viaggiano con il freno a mano tirato, in attesa di un riposizionamento o di un reskilling delle risorse che stenta ad arrivare.

Anche il settore della mobilità è protagonista di un’epocale trasformazione impressa dalla digitalizzazione dei servizi e dalla rivoluzione, non più lontana, della MaaS – Mobility as a Service. Sulla spinta di una progressione tecnologica senza precedenti – a cui vanno aggiunti i cambiamenti improvvisi causati dalla diffusione della pandemia – il mondo della mobilità si interroga su come realmente attuare la trasformazione possibile. Al centro del dibattito si collocano i dati, il loro reperimento, la loro gestione e soprattutto il loro interscambio. Che sia un operatore o un gestore di trasporto, che sia un’amministrazione o un ente regolatore, tutti hanno ora la necessità di acquisire dati, gestirli e scambiarli e quindi di stabilire protocolli e standard. Culturalmente però ci troviamo in un contesto nel quale si scontano tre problematiche:

  • impreparazione – mancanza di risorse e conoscenze
  • gelosia – i dati vengono visti come un asset privato
  • paura – la condivisione del dato può aprire le porte ai competitors o a azioni “punitive” degli enti regolatori

In uno scenario, dunque, ricco di sfide e ostacoli – grazie anche alla partecipazione di professionisti che operano in gruppi e agenzie all’avanguardia su questi temi – siamo andati online il 17 giugno scorso con un evento-iniziativa che fa parte del progetto “Data Mobility” e che ha tra gli obiettivi finali quello di allargare il dibattito tra i principali attori della mobilità. Per circa due ore si è parlato di nuovi modelli di servizio e di come i dati rappresentino uno strumento centrale nella programmazione degli enti territoriali e nella pianificazione dei piani industriali per gli operatori di trasporto e per i gestori di infrastrutture.

È stato per me emozionante riuscire a fare sedere intorno a un tavolo, seppur virtuale, protagonisti del settore come Barbara Cominelli (CEO JLL, società di consulenza professionale e finanziaria, specializzata in servizi immobiliari e gestione di capitali), Vito Mauro (consulente del MIMS ed esperto in Intelligent Transportation Systems), Marco Piuri (AD Trenord) e Stefano Brinchi (AD Agenzia Roma Servizi per la Mobilità). Come introduzione alla tavola rotonda – moderata da Paolo Guglielminetti (Partner PwC e Global Railways and Roads Leader) e di cui approfondiremo i temi trattati nei successivi articoli del magazine – ho avuto il piacere di condividere un’esaustiva analisi della mobilità, condotta da GO-Mobility tramite i dati delle scatole nere delle automobili (Floating Car Data).

Confrontando gli indicatori di mobilità, di prestazione e di domanda (riferiti ai mesi di ottobre 2019 e ottobre 2020), è emerso un quadro dettagliato e declinato per le 14 Città metropolitane d’Italia. Dopodiché, attraverso dashboard interattive, abbiamo evidenziato aspetti fortemente mutati e altri inaspettatamente rimasti simili tra la situazione pre-pandemica e quella post (riferita a ottobre 2020), dove si era riscontrato un tentativo di “nuova normalità” prima della seconda ondata.

Cosa ci ha spinto dunque a dedicare una sezione di questo sito ai “Mobility Insights”? Da dove nasce l’idea di illustrare le potenzialità delle analisi tramite Big Data, con soluzioni di data visualization e monitoraggi di cambiamenti degli stili di mobilità? Nel nostro percorso di integrazione di diverse discipline quali l’ingegneria dei trasporti, la pianificazione urbanistica e l’ICT, GO-Mobility – fondata nel 2011 e operante a livello nazionale e internazionale – si è imbattuta in criticità tipiche del settore della mobilità. In diversi ambiti abbiamo constatato come le analisi e le stime relative alla domanda siano spesso condotte con dati obsoleti e parziali, sostenute da budget esigui e insufficienti per acquisire dati in maniera strutturata. Spesso – e questo è emerso anche dal dibattito con i nostri ospiti – mancando il tempo e la volontà di investire nelle fonti dei dati, gli studi eseguiti sulle dinamiche dei trasporti vengono in realtà utilizzati per inseguire decisioni e giustificare scelte già maturate in precedenza.

A questo si aggiungono altre problematiche riscontrabili nell’uso dei Big Data per la mobilità. Nonostante sia evidente a tutti che i dati vadano trattati, estratti e modellizzati secondo esigenze specifiche (ripeto: specifiche e non generiche), la transazione delle nuove fonti dati viene spesso affidata a referenti di uffici commerciali. I quali, ovviamente, puntano a vendere il loro prodotto in base a logiche di business, non certo purtroppo basate sulle specificità e i numerosi approfondimenti che richiedono i dati di mobilità. Se a questo uniamo il fatto che ancora molti, soprattutto in Italia, dispongono solo di conoscenze informatiche basiche, il risultato è che il foglio di calcolo elettronico non basta e mancano quindi risorse e capacità per studiare a approfondire la conoscenza di grandi database di mobilità generati da dispositivi connessi (Big Data). Tutto ciò determina un grande vuoto tra offerta commerciale e domanda di acquisto, che viene colmata molto spesso con la fornitura di dati e analisi standard e aggregate in modo tale da essere semplicemente gestite. In realtà la nostra esperienza con i Big Data ci insegna che il dato per essere sfruttato al massimo delle sue potenzialità, deve essere acquisito nella forma più disaggregata e granulare possibile.

Mobility Insights è una sezione del sito Data Mobility che contiene analisi della mobilità condotte tramite l’elaborazione dei Floating Car Data (FCD) acquisiti dalle scatole nere satellitari installate a bordo dei veicoli per fini assicurativi (nota metodologica delle analisi). Abbiamo condotto queste analisi con un duplice obiettivo: stimolare una riflessione sui cambiamenti di mobilità evidenziati nel monitoraggio eseguito tra ottobre 2019 e ottobre 2020, divulgare che è possibile analizzare e esplicitare in maniera diretta molti indicatori di mobilità attraverso l’utilizzo di dashboard interattive.

Reso quindi ancora più chiaro il motivo che ci ha spinto a progettare la sezione “Mobility Insights”, proviamo a dare qualche numero. Due, come abbiamo detto, i mesi oggetto della nostra analisi (ottobre 2019 e ottobre 2020) estesa a 14 città metropolitane del territorio nazionale. Analizzando un campione di cinquecentomila veicoli per ciascun anno, abbiamo creato un database Mobility Insights di 30 milioni di record, a sua volta ottenuto dalla modellizzazione di un database disaggregato che conteneva circa tre miliardi di record provenienti dai Floating Car Data.

Prima di entrare nello specifico delle analisi, abbiamo voluto ribadire che, seppur in questa fase abbiamo presentato dati provenienti solo dai FCD, per noi la parola chiave è “data integration”. Non è corretto a nostro avviso affermare che esista un’unica fonte dati in grado di risolvere tutti i problemi, né è giusto dire che ci sia una sorta di antagonismo tra le diverse sorgenti. GO-Mobility crede fermamente nell’integrazione delle varie fonti: Open data, indagini ad hoc, FCD, dati telefonici e dati provenienti dalle app di mobilità. Da tempo siamo impegnati a diffondere una cultura “olistica” che, in base alle esigenze di analisi (e alla conoscenza di pregi e difetti delle diverse “anime”), possa integrare i vari flussi valorizzando i singoli punti di forza.

 

Nei prossimi articoli approfondiremo i contenuti delle analisi condotte da Mobility Insights.

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